Premessa
Con la pubblicazione ormai imminente (14 settembre 2020) del mio romanzo "Beati i Poveri di Spirito" mi sono chiesto quanto fosse essenziale approfondire il contesto storico degli avvenimenti raccontati. Magari non lo è affatto. Magari, addirittura, potrebbe essere inutile se non addirittura noioso. Ammetto che sia una scelta molto personale leggere prima qualcosa per rinfrescare i ricordi di scuola oppure arrivare direttamente al racconto degli avvenimenti. In fondo si tratta pur sempre di vicende umane di orgoglio, gelosia, affetto, cattiveria... o di qualsiasi altro sentimento per il quale non ci serve un dizionario di riferimento o un bigino.
Poi però mi è tornata in mente la frase di Vladimir Nabokov che, oltre ad essere stato un grande scrittore, era anche un entomologo dilettante, specializzato in Lepidotteri (sua è la descrizione di alcune specie di Licenidi americani). Nabokov sosteneva:
"I cannot separate the aesthetic pleasure of seeing a butterfly and the scientific pleasure of knowing what it is"
Vladimir Nabokov
Cioè: "non posso separare il piacere estetico di vedere una farfalla dal piacere scientifico di conoscere che cosa sia". Lascerò quindi a ognuno di voi decidere se di queste informazioni storiche sente la necessità o se, piuttosto, non ne vuole proprio sentir parlare, lasciando che sia il romanzo a farlo. Coi suoi tempi, i suoi modi e forse anche con le sue reticenze.
In questo primo post descriverò quindi, solo per gli interessati, il contesto storico e geografico che fa da sfondo al romanzo. Nel successivo fornirò qualche informazione di massima su alcune figure dell'organizzazione statale del lombardo veneto, visto che sono anche personaggi del romanzo. Nel terzo post pubblicherò l'incipit del romanzo.
Il Regno Lombardo-Veneto
Il contesto storico all'interno del quale si svolgono i fatti è il Regno Lombardo-Veneto, o, come da definizione ufficiale, il “Lombardisch–Venetianisches Königreich”. Istituito con Patente sovrana n. 32 del 7 Aprile 1815, si tratta del territorio che comprende tutta l'attuale Lombardia (con l'eccezione della riva destra del Ticino e dell'Oltrepo' pavese), il Veneto e il Friuli (escluse Trieste e l'Istria). La Provincia di Mantova, erede del napoleonico Dipartimento del Mincio, veniva quindi a trovarsi proprio al centro del Regno, al suo confine meridionale con il Ducato di Modena.
All’epoca dei fatti raccontati il Regno era di istituzione relativamente recente, avendo meno di quaranta anni. La sua creazione era stata pretesa dall’Austria come riparazione per le campagne napoleoniche in Italia e la conseguente pace di Presburgo che aveva ceduto ai francesi il Veneto. Pur di (ri-)ottenere questo possesso, l’Austria rinunciò, in cambio, ai propri diritti dinastici sul Belgio. Erano chiari, per altro, i motivi dietro a questa preferenza. Sgombriamo il campo dagli equivoci: non erano stati la Sbrisolona o i Turtèi Sguasaròt a far decidere Maria Teresa. Come annota Carlo Cattaneo nel suo “Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra”, i cittadini del Lombardo-Veneto producevano per l’Austria «un terzo delle gravezze [tasse] dell’impero, benché facessero solo un ottavo della popolazione».
Il Ducato di Mantova
Le vicende di Beati i Poveri di Spirito hanno come teatro uno sperduto paesino dell’oltrepo’ mantovano, una zona, quindi che, insieme ai paesi sulla sponda sinistra del Mincio, rimarrà parte del Regno Lombardo-Veneto anche oltre la Seconda Guerra di Indipendenza, conclusasi nel 1859. Occorrerà infatti aspettare altri sette anni, fino alla conclusione della Terza Guerra di Indipendenza del 1866, prima che la Provincia di Mantova entri a far parte del Regno d'Italia.
In precedenza per quasi cinque secoli, dal 1433 al 1708, Mantova aveva goduto di un perfetto isolamento come stato autonomo governato dalla dinastia Gonzaga (poi Gonzaga-Nevers).
Ma già prima, nel 1328 Luigi Gonzaga aveva ucciso l'ultimo dei Bonacolsi instaurando i Gonzaga a signori della città come capitani del popolo con diritto a designare i successori e poi, a partire dal 1433, come marchesi. Si dovrà arrivare al 1530 perché l'imperatore Carlo V d'Asburgo crei duca Federico II Gonzaga, istituendo così il Ducato di Mantova.
Fu solo nel 1708 che il Ducato perse per sempre la propria indipendenza tornando agli Asburgo. E "austriaco" rimase fino al 1797 quando Napoleone conquistò Lombardia e Veneto per cederli alla Repubblica Cisalpina, poi convertita in Regno Italico nel 1805.
Quanto di tutte queste vicende sapessero i contadini del luogo non è facile stabilirlo. Non molto, viene da immaginare. Ciò che si può affermare con maggiore certezza è che l'Italiano era una lingua parlata solo dalle classi colte, al pari del latino. Il dato statistico del 1861 parla di una lingua italiana parlata dal 2,5% della popolazione e di un analfabetismo attorno al 60%. Non che la conoscenza del tedesco fosse più diffusa. Una delle poche parole conosciute dalla popolazione era Pfennig. Col significato, per estensione dalla moneta austriaca di minor valore, di "cosa di scarsa rilevanza".
Link
Per avere ulteriori informazioni sul romanzo, rimando a:
- Il Regno Lombardo-Veneto
- L'incipit del romanzo
- Il podcast sulla pubblicazione del romanzo
Invano parroci, patrioti ed avvocati si opporranno agli avvenimenti. Invano daranno fondo ognuno alla propria arte per cercare di bloccare un meccanismo che nessuno riesce se non a rallentare e che continuerà a macinare sorti, vite e speranze, insensibile e inarrestabile come la corrente del fiume.»