Questa sera mio figlio faticava ad addormentarsi. Da come si guardava attorno era chiaro che qualcosa non quadrava. Che non era tranquillo. Insisteva più del solito nel voler lasciare la luce accesa. Poi nel volere un’altra storia. All'inizio provai a convincerlo ma poi pensai che non mi sarebbe costato molto accontentarlo. Per cui riaprii il libro, pronto a leggergli un'ultima storia.
Fu a quel punto che scoppiò a piangere. Prima piano, con due lacrimoni che si formavano agli angoli degli occhi. Ma poi in modo sempre più disperato. Arrivò fino a mettersi a pancia in giù, con la faccia premuta contro il cuscino, nella posizione della Massima Desolazione. C’è poco da scherzare, quando si arriva a quel punto.
All'inizio non mi voleva dire che cosa avesse. Ma, a forza di insistere, finì per confessare:
“Papà, tu mi dici sempre sì.”
Sulle prime cercai di smentire. Ero persino sollevato dalla risposta, quasi tentato di lusingarmene. Come se bastasse sminuire le ragioni di un pianto per risolverne anche il dispiacere. Ma è evidente che sono un superficiale. Perennemente alla ricerca della linea di minima resistenza.
E infatti non servì a nulla far sfoggio di logica e buone maniere.
“Ma non è vero. Solo quando mi sembra il caso.”
“Sì invece. Tu mi dici sempre di sì. Qualsiasi cosa io ti chieda, tu mi dici sempre sì.”
Dire tutto questo aveva avuto l'effetto di calmarlo. Sembrava che mio figlio si fosse tolto un gran peso di dosso. Gli occhi già cominciavano a chiudersi.
Io sentivo che avrei dovuto insistere. Che l’indomani mio figlio avrebbe mostrato di nuovo il suo volto sereno e forse si sarebbe persino dimenticato della sua risposta. Lui per primo non avrebbe saputo spiegarla. Sarebbe stato come se nulla fosse mai successo.
Dovevo insistere in quel momento preciso, non rimandare. Dovevo approfittare della breccia per capire che cosa non andava. Se qualcosa si annidava al fondo delle parole trovate per descriverlo. Perché, col buio certe cose diventano più chiare. A non guardarsi negli occhi, certi segreti escono più facili dalla bocca.
Ma mi distrassi. Forse pensai alla possibilità di prendermi il resto della serata per leggere, per fare qualsiasi altra cosa che non fosse rimanere in quella stanza buia. In una posizione che diventava sempre più scomoda.
Non feci in tempo a pentirmi dei miei pensieri e a racimolare quel poco di determinazione necessaria a voler capire, che già mio figlio si era addormentato.